domenica 29 dicembre 2013

Orizzontale e verticale


Uno degli argomenti che più mi ha entusiasmato nell'ultima settimana riguarda le otto passioni maggiori o, come dice la chiesa occidentale, i sette peccati o vizi capitali.
Ho dedicato al tema del cibo, della gola, gli ultimi 5 articoli e credo che nei prossimi post esaminerò anche le altre passioni, a cominciare dalla vanità e l'orgoglio.

Ho avuto modo di ripensare al periodo in cui lessi gli scritti dei padri della chiesa e alcuni testi di scrittori contemporanei; ricordo che quando mi resi conto che quelle caratteristiche di cui si parlava mi riguardavano un po' tutte rimasi molto colpito. In genere nella falsa immagine che ci costruiamo di noi stessi nessuno comprende aspetti come  l'orgoglio, la lussuria o la gola. Eppure, nella misura in cui siamo lontani dal Padre e quindi identificati con la personalità, quelle caratteristiche carnali ci appartengono tutte; quando poi, con un lavoro di osservazione di sé usciamo sempre più dalla personalità, dalla coscienza di mondoper entrare in quella del Regno, quelle caratteristiche vengono sublimate e, ad esempio, la relazione sessuale non ha più i connotati di voracità e soddisfazione di istinti materiali, ma assume sempre più sacralità e di offerta all'altro di sé; stessa cosa per l'aspetto del cibo: se prima era soprattutto una brama della gola, dei sensi, poi rappresenta invece un momento magico in cui accettare nel corpo alimenti dotati di energia cosmica che sono stati preparati per noi nei laboratori divini.

Credo che qui, come in ogni aspetto della vita, possano essere fatti due tipi di lavoro: uno orizzontale e uno verticale. 
Nel primo prendo in esame ogni singolo peccato e, riconoscendomi in pieno nelle descrizione dei santi e dei padri della chiesa, esercito uno sforzo particolare per trattenermi da determinate azioni, mi pento e mi concentro nella preghiera. Nel secondo approccio osservo soprattutto i miei corpi e comincio ad identificarmi sempre più con colui che osserva; a poco a poco questo sforzo costante porta luce su tutto contemporaneamente e la grazia divina si fa strada in me, sempre più consapevole di essere anima e non corpo che pecca in numerosi modi; quando avviene questo, l'individuo è così pieno di gioia, così nutrito dal Padre che non sente più il bisogno di colmare la fame di Dio con le azioni corrispondenti alle passioni descritte nella Filocalia.

La visione orizzontale ci obbliga a lavorare su un aspetto alla volta e con sforzi terribili, il che spesso non fa altro che rafforzare ciò che cerchiamo di evitare; quella verticale non considera sbagliata nessuna strada, non ci colpevolizza e ci permette di amare e accogliere senza giudizio anche le azioni più turpi che abbiamo l'abitudine di compiere. 
Quello del giudizio è forse l'aspetto più importante: nel primo caso giudico negativamente il mio operato, mentre nel secondo non lo giudico affatto.
L'alchemizzazione delle passioni è sicuramente il modo più intelligente ed efficace per guarire da ciò quelle che sono state definite "le malattie dell'anima".

Enrico D'Errico